giovedì 31 dicembre 2015

La Parrucchiera Lauretta

di Daniele Mastellini

La Lauretta "era" la "parrucchiera Lauretta " una delle acconciatrici della
Casaralta di una volta, quella di via Ferrarese 102, quella vicino al bar di Romano e la Rosa, ai profumieri/cartolai Elvira e Gaetano, al tipografo e alle altre botteghe che erano di fronte alle officine Casaralta (dagli anni '60). I clienti avevano le loro preferenze, ma le parrucchiere hanno sempre lavorato tutte e tutte si conoscevano per nome come per nome conoscevano tutti i loro clienti  e con loro le loro storie. Erano gli anni che si faceva credito, dove il "passa la mamma a pagare" significava qualcosa, come una parola data o una stretta di mano. Una  volta erano    tutti più generosi, forse perché i valori erano diversi e i soldi avevano un'altra importanza. Mia madre avrebbe tante cose da raccontare, storie di vita di tutti i giorni, storie vere di persone vere di una Casaralta che era il nostro quartiere, il nostro grande cortile dove le mamme erano le mamme di tutti e Lauretta era una di loro...



martedì 29 dicembre 2015

Campo Grande

(Era tra la caserma e l'attuale via Parri, ora c'è un giardinetto con panchine e costeggia il fianco della caserma).
Un post collettivo grazie alle rincorse dei racconti di Giancarlo Beneventi , Giuseppe Carella, Guido Govoni , Daniele Pezzoli.

"Va bene che siete tutti dei ragazzini, ma nessuno ha dei ricordi dei 52 camini degli anni passati?"
"Alla grande...con Callegari Trenta quando passava il treno ci saltavano su e via a cazzeggiare.

Squadra di calcio di ragazzini di casaralta , fine anni '60
campo grande(Foto gentilmente concessa da M.Travasoni)
Con Tosi detto najo con la sua moto da cross verde metallizzata
A giocare a pallone nei meandri delle dune...
Bei tempi da 13 enne e adesso a 52 suonati darei tutto per tornare.
Ah dimenticavo Michel il dj, anche lui"
"Se penso che al campo grande ci giocavamo a pallone evitando le dune (altro non erano che crateri di bombe  della seconda guerra) e che nel 2000 fu evacuata la zona per disinnescarne l'ultima ancora li sepolta dico ci e' andata bene!!!e li al campo grande ci si andava anche a lucertole lungo la mura della caserma!!!"

Partita al Campo Grande
(Foto gentilmente concessa da M. Travasoni)
"Ho giocato una vita al campo grande, io ero il più piccolo...
Quante sgridate prendevo... Mi facevano giocare in attacco ⚽ per non fare dei guai in difesa... Sono diventato grande in fretta..."

"A proposito del campo, siete troppo giovani per ricordare che alla fine del sentiero esisteva una "villa" con una stanga la quale impediva il passaggio dei birocci trainati dai cavalli, sulle cui colonne sbocciavano i primi amori." 

lunedì 21 dicembre 2015

Il racconto del racconto

Grazie a Stefania per il racconto videofotografico del pomeriggio al Centro Montanari




lunedì 7 dicembre 2015

La sfortuna con la effe

(Di Giancarlo Ghidoni, raccolto da Valeria Ribani)
Il "mapparacconto" di Casaralta
A lavorare alla Casaralta i problemi li avevi con i capireparto. Non tutti, ma alcuni apparivano peggio della direzione. Io avevo la sfortuna, dico sfortuna con la effe, di essere caposquadra. Bene, si lavorava a cottimo. I tempi si prefissavano all’inizio, ma col passare del tempo questi divenivano più incalzanti. Un giorno il caporeparto chiede di raccorciare il tempo del 10% “  perché era una disposizione della direzione”. Io ero certo che quel tempo lì non potevamo certo raggiungerlo, perché avevo già scalato il tempo iniziale. Allora gli dico”facciamo un accordo, mi si dimostra che ci si sta dentro al tempo prestabilito, materialmente, non a chiacchiere, ed io come caposquadra accetto la disposizione, se no teniamo i tempi di adesso!”  Il caporeparto dice che va bene e se ne va. Dopo un certo tempo, non sentendo più niente, gli chiedo: “Allora, quella faccenda?” e lui “quale faccenda?” E questa è una.
La zona di Casaralta sottoposta ad un duro bombardamento aereo durante la seconda guerra mondiale

Qui siamo in due ed uno fa lo scemo, ma non sono io.

Un’altra volta  parlo  al mio caporeparto di un problema familiare. Avevo un familiare con un’invalidità che rientrava nella cosiddetta” categoria protetta” per le assunzione. Chiedo al caporeparto di informarsi  sulla procedura per far assumere il mio familiare, in un momento in cui si era da una parte diffusa la conoscenza della legge sulle assunzioni protette, ma dall’altra cominciavano già le prime avvisaglie dei problemi aziendali, e si parlava di “prepensionamenti”, ossia del contributo aziendale per andarsene prima del tempo previsto dall’INPS. IL caporeparto mi dice che non si può far niente,  pur avendo preso a cuore il problema ed essersi informato“ perché non è l’Azienda che può scegliere, ma  ci vuole la richiesta dell’Ufficio di collocamento” Ma quando sono andato ad informarmi all’Ufficio di collocamento  lo hanno smentito clamorosamente, dicendo che all’opposto l’ufficio era ben felice se le aziende procedono all’assunzione delle persone appartenenti a determinate categorie protette. Quando sono ritornato al lavoro ho richiesto al caporeparto informazioni circa la possibilità di assunzione del mio familiare. E lui giù a ridirmi la solita balla. Allora io gli ho detto: “qui siamo in due e c’è uno che fa lo scemo, ma quello non sono io” E questo è due